David Bailey’ Stardust
La settimana ho scorsa ho avuto modo di visitare la mostra di David Bailey al PAC di Milano, non lo conoscevo se non di nome, ed è stata una bella opportunità per vederlo dal vivo.
Bibliografia (tratta da Wikipedia)
Imparò a fotografare da autodidatta, prima di prendere servizio nella RAF in Malesia nel 1957. Nel 1959 divenne assistente fotografo nello studio di John French, prima di essere assunto come fotografo di moda per la rivista Vogue. Ha lavorato molto anche come freelance.
Insieme con Terence Donovan ha catturato, ed in molti modi ha anche aiutato a creare, la cosiddetta Swinging London degli anni sessanta: una cultura basata sull’alta moda e sulla sciccheria della notorietà. Entrambi i fotografi frequentarono attori, musicisti e la famiglia reale e si ritrovarono elevati al rango di celebrità: furono i primi fotografi ad essere realmente famosi.
La scena della Swinging London fu prontamente riflessa in Box of Pin-Ups (1964): una scatola di stampe di celebrità e personaggi mondani degli anni ’60, tra cui Terence Stamp, i Beatles e i famigerati delinquenti dell’East End, i Kray Twins (Gemelli Kray). La scatola fu una pubblicazione commerciale insolita e unica e il fatto che si potesse vendere una collezione di stampe in questa maniera rifletteva il cambiamento dello status di fotografo. La forte opposizione alla presenza dei gemelli Kray da parte di Lord Snowdon fu la ragione principale per cui non ci fu mai una edizione americana della scatola e non ne venne mai pubblicata una seconda edizione inglese.
Nel 1966 fu realizzato il film Blow up di Michelangelo Antonioni. Argomento del film erano il lavoro e gli amori di un fotografo di moda londinese, il cui personaggio era ampiamente basato su Bailey.
Oltre che alla foto di moda, David Bailey si è dedicato a copertine di dischi per musicisti come i Rolling Stones e Marianne Faithfull. Per quanto riguarda gli Italiani, ha realizzato la fotografia del 33 giri Strada Facendo di Claudio Baglioni, pubblicato nel 1981. Ha anche diretto molte pubblicità televisive e documentari.
David Bailey è un ritrattista tra i più nitidi, significativi e intensi del mondo della fotografia: i suoi ritratti, scattati apparentemente con grande naturalezza, sono personali, talvolta crudi, ma sempre sinceri. Attraverso la sua lente sono passati i principali uomini e donne dello spettacolo e della politica tra gli anni sessanta e novanta, fotografie che sono diventate icone del nostro tempo e sono un punto di riferimento per chi si vuole cimentare con il genere.
David Bailey non è stato però solo un eccellente ritrattista delle star, ma un artista eclettico capace di produrre grandi immagini anche con le popolazioni tribali Naga, in India, e tra gli Huli in Papua Nuova Guinea, o con persone comuni messe completamente a nudo davanti al suo obiettivo
La mostra è bellissima, una raccolta di 300 fotografie ben curata e allestita in uno spazio, quello del PAC Padiglione d’Arte Contemporanea a Milano, ideale per godere di simili esposizioni.
Ho solo un paio di puntualizzazioni da fare.
Perché stampare, e pubblicizzare, le fotografie ai sali d’argento e poi umiliarle dietro un vetro che riflette e disturba la visione? Quando impareremo che la scelta della carta in una fotografia è parte integrante della stessa? Perché toglierci la tridimensionalità della fotografia data dalla superficie di una bella carta? Mah
Altro appunto: perché si ostinano a vietare le riprese nei musei anche con un semplice smartphone? Di che hanno paura? Della violazione dei diritti d’autore con tutto quello che di trova in giro per internet? ArriMah…